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India, i progressi nella conservazione digitale

By Febbraio 27, 2015No Comments2 min read

D’ora in avanti, i certificati di nascita, morte e residenza, i passaporti e altri tipi di documenti amministrativi prodotti in digitale dalle amministrazioni pubbliche indiane, tra cui ad esempio le tessere per il razionamento degli alimenti, dovranno essere trasferiti in un nuovo repository centralizzato, creato per permetterne la conservazione digitale nel lungo periodo. 

A darne notizia è The Times of India, specificando che l’infrastruttura è stata realizzata dal Governo indiano con la fondamentale collaborazione del C-DAC, il Centre for Development of Advanced Computing (C-DAC), noto tra le altre cose alla comunità internazionale degli esperti di conservazione digitale, per la conferenza internazionale Digital Preservation and Development of Trusted Digital Repositories, la cui prossima edizione è in programma proprio a inizio febbraio a Nuova Delhi.

Il nuovo sistema si chiama “Trusted digital repository”, e stando a quanto affermato dai promotori del progetto, sarà in grado di conservare i dati elettronici prodotti da tutte le pubbliche amministrazioni indiane.
Con la sua nascita, si punta a combattere l’obsolescenza che ha finora caratterizzato questo tipo di dati: ogni singolo Stato (l’India è una federazione di Stati) dispone dei propri software e fornitori per la produzione e la gestione dei dati – dichiara un esponente del C-DAC al Times – e a causa di ciò, ad ogni cambiamento di software e/o di fornitore si corre il serio rischio di perdere per sempre quelle informazioni. Da ciò l’idea del repository: confluendo al suo interno, i file saranno salvati nei formati più comuni e diffusi, e conservati nel rispetto degli standard internazionali di riferimento.

Standard che le stesse amministrazioni locali e le aziende ICT cui si rivolgeranno dovranno a loro volta rispettare. Nell’ambito dello stesso progetto infatti, il Ministero delle Comunicazioni e delle tecnologie IT e il C-DAC hanno rilasciato anche delle linee guida a riguardo.
Trattandosi di standard aperti inoltre, con la loro implementazione si dovrebbero scongiurare i rischi di blocco della circolazione dei dati che si accompagnano solitamente all’utilizzo di formati proprietari.