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Fortunatamente molte cose sono cambiate nel comparto manifatturiero nazionale dal 2015, quando venne condotta la prima ricerca dal laboratorio RISE dell’Università degli studi di Brescia!

Allora il comparto suddetto appariva in difficoltà rispetto agli altri Paesi europei, con una produttività declinante e un parco macchine e infrastrutturale troppo vetusto per risultare competitivo a livello globale.

Poi nel 2016 col Piano Calenda si è aperta la strada in direzione di Industria 4.0, ovvero verso una manifattura in cui diverse nuove tecnologie digitali si integrano con i sistemi fisici tradizionali interconnettendo le risorse aziendali (persone, prodotti, macchine) e i più disparati segmenti in cui ogni attività si articola, dal marketing alle vendite, dal servizio al post vendita alla logistica.

Da quel momento ad oggi, come detto, molte cose sono cambiate, a partire dalla percezione che le aziende hanno in rapporto al paradigma 4.0:

  • ben il 51% riconosce di avere una visione “integrata”, caratterizzata cioè da una commistione tra nuove tecnologie digitali e tecnologie informatiche, tra nuovi sistemi di produzione e lavorazioni tradizionali
  • solo il 5% delle aziende facenti parte del campione analizzato dal RISE non ha intrapreso alcuna azione relativa all’Industrial IoT e ai Big Data & analytics.

Certo non tutte le aziende sono uguali, e non si tratta di una questione di dimensione aziendale.

Vale a dire: non è certo veritiero affermare che sono le aziende più grandi quelle maggiormente inclini ad un percorso verso Industria 4.0.

Sono infatti altri i fattori che vi concorrono:

  • la maggiore copertura e integrazione informativa dei propri processi
  • la maggiore rilevanza attribuita alle funzioni IT & HR
  • le notevoli competenze in merito alle tecnologie abilitanti.

Allo stesso modo, non tutti i comparti di una medesima azienda sono coinvolti nella stessa misura, con l’HR che resta per il momento ancora indietro rispetto alla direzione, seguita dai CIO e dal CTO (pure se parecchio distanziato).

Infine la ricerca del Rise fa il punto sui benefici attesi e gli ostacoli ancora incontrati dalle aziende di fronte al paradigma 4.0.

Sul primo punto, prevale una visione abbastanza tradizionale e conservativa: le aziende continuano a cercare in primis l’efficientamento dei processi, mentre industria 4.0 non sembra ancora essere vista come una leva per incidere positivamente sul fatturato aziendale.

Tra gli ostacoli percepiti permane l’onerosità degli investimenti e la preoccupazione in merito all’acquisizione e allo sviluppo delle competenze necessarie all’abilitazione dei processi.

Insomma, la sfida è tutt’altro che conclusa, e richiede uno sforzo ulteriore, perché le innovazioni e l’integrazione tra nuovo e tradizionale non siano “relegate” più soltanto all’interno delle realtà produttive, ma si traducano in interconnessione delle diverse imprese industriali.

L’integrazione tra nuovo e vecchio e la connessione dei diversi segmenti aziendali sono a cuore anche a Copying, tanto da averne fatto anche la sua mission aziendale, che consiste nel fornire supporto ai propri clienti nel passaggio dalla carta al digitale, con competenze certificate e continuità temporale.